Pedalare senza fretta

 

Tappa: Marina di Grosseto-Marina di Montalto
Km percorsi: 128,55
Tempo impiegato: 6:52:25
Vel. media: 18,6
Vel. massima: 49,4

Da marina di grosseto a Roma mancano all’incirca 180 km. Significa che ne ho fatti quasi 450 in 5 giorni. Bravo Ciccio.
Ma ieri sera, mentre leggevo il mio libro seduto al bar del campeggio, mi sono chiesto perché abbia corso tanto. La risposta è banale: mettermi alla prova. Ora l’ho fatto. Oggi le gambe stanno bene, non le sento più stanche e so di poter fare anche oggi i miei 100 e rotti kilometri. Ma perché? Negli ultimi giorni mi sono guardato poco intorno. Non sono pentito, perché questa prova volevo affrontarla ma sento di averla superata. Ora lo so: c’ho du’ gambe come nembo kid. Già sento le sirene: “chi si loda s’imbroda”. Stica. Chi si loda c’ha le sue buone ragioni per credere in se stesso.
Quindi ho deciso che salterò il turno di lunedì in ciclofficina, che mi godo i 180 km restanti e a Roma arrivo quando arrivo. Senza fretta.

Mi muovo dal campeggio alle 9, anche stamani mi toccherà muovermi nell’ora più calda. Alle 10 sono a Grosseto, tutto via pista ciclabile. Una breve visita al centro, poi via verso Orbetello! Mi perdo per uscire dalla città, perché qui sembra che i cartelli stradali li paghino carissimi, così ne mettono pochi e pure a cazzo di cane. Per fortuna ho il navigatore. Per arrivare a Orbetello, inoltre, tocca addentrarsi nella campagna, allungare il giro su strade secondarie, perché l’aurelia l’hanno trasformata in una strada a 4 corsie, buona solo per le automobili! La strada che passa per Montiano è bellissima, immersa nella Maremma e costellata di campi, alberi e cascine; però la trasformazione dell’aurelia è una cosa che mi fa riflettere sullo strapotere che abbiamo concesso alle automobili negli ultimi decenni. Bisognerà tornare indietro. Smantellare le 4 corsie. Peraltro lo stesso problema sussiste anche per nell’ultimo tratto prima di Orbetello, per arrivare a Montalto di Castro e fra Civitavecchia e Roma, in prossimità del raccordo. Lì non ci sono nemmeno strade alternative e se vorrò evitare quel tratto dovrò cambiare itinerario, passando per Bracciano o, a questo punto, Sacrofano.
Omen nomen: Montiano si chiama così perché sta in alto e la strada è un continuo sali, scendi, sali. Complici il caldo e la stanchezza dopo un po’ non ce la faccio più e ad ogni salita cito Leo Ortolani: “è un nome di donna che mi viene in mente. La madre di tutti noi. Una città che Ulisse conquistò con l’inganno. Una che fa grossi sconti per comitive”. Sono giorni che mi ripeto che devo partire prima, ma i buoni propositi se ne vanno alla chetichella col primo sonno del mattino, come amanti improvvisati dopo una notte brava.
Magliano in Toscana mi ricorda Orvieto, arroccata su una collina. Vien voglia di visitarla, ma la salita mi scoraggia. Sarà per un’altra volta. All’una e mezza sono finalmente a Orbetello.
Alle 16:30, dopo pranzo, riprendo la via: proseguo verso Porto Ercole e poi percorrobil parco della duna di fremiglia. Il parco è in sottobosco di pineta marittima, dalla terrà spuntano copiosu sassi e radici di alberi ed ogni tanto sabbia. Sabbia che non vedi, ma che senti pericolosamente sotto le ruote. Rischio di cadere almeno in paio di volte, finché non mi decido a proseguire a piedi. Decisamente questo percorso non è adatto ad una bici stracarica con ruote sottili da corsa. E per fortuna che montone copertoni “tacchettati” di in certo livello!
Esco dal parco deciso a puntare verso montalto di castro, ed altrettanto deciso ad evitare l’aurelia (e farò bene!). Per evitarla bisogna passare di paese in paese ed il primo è un simpatico allevatore di curve e salite. Come a buccinasco allevano i dossi qui allevano le salite e ad ogni curva c’è uno specchi perché non si vede oltre. Poi per fortuna si scende in pianura, vicini al mare e posso proseguire spedito.
Il Lazio mio accoglie con una pesante aria di pioggia: il cielo si fa scuro, comincia a tirare un vento umido, non serve in genio per capire che verrà a piovere. Guardo il lato positivo: Ho altra roba che non ho portato per niente!
La pioggia per fortuna è breve, il classico temporale estivo che non dura che qualche minuto, ma mi coglie nel momento peggiore: in superstrada. Anche se ho voluto evitarla il più possibile, per arrivate a montalto di castro (quindi per arrivare a Roma) BISOGNA fare in.pezzo di superstrada. La quale è nominata ss1, dunque sarebbe una statale, ma di fatto è una strada a doppia corsia, con segnaletica blu da superstrada, sensi di marcia divisi da paratie di cemento armato e SENZA CORSIA DI EMERGENZA! Una cosa pericolossissima! Autobus, macchine e camion sfrecciano a più di 100 all’ora ed io lì che cerco di farmi piccolo piccolo come Lello Arena nel letto di Troisi e conto ogni metro degli 11 kilometri che mi tocca percorrere. È un vero scandalo che non esista un’altra strada.
A Montalto di Castro regna una desolazione da scenario post-apocalittico. Un bar, una pizzeria e qualche giovane abbruttito in giro. Non vedi nemmeno alberghi. Chiedo e mi dicono che c’è un campeggio sul mare a Marina di Montalto. 4 km da qui. È tardi, sono quasi le 7:30 di sera, sono stanco ma ovviamente ci vado lo stesso. È l’ultima notte in tenda poiché domani, da programma, dovrei essere a Sacrofano. Per fortuna che avevo detto che oggi me la sarei goduta: il contakilometri segna 128 km percorsi. E ho fatto anche il turista!

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